Non crederai a quanto è antica questa pianta: è sopravvissuta a migliaia di anni

Nel cuore della storia naturale del nostro pianeta si nascondono autentici “fossili viventi”: testimoni silenziosi che hanno attraversato ere, catastrofi naturali e rivoluzioni climatiche, conservando ancora oggi alcune delle caratteristiche che le distinguevano milioni di anni fa. Sono piante che, per la longevità dei loro individui o per la loro inalterata presenza evolutiva sulla Terra, rappresentano una finestra unica sulle origini della vita vegetale.

Le piante più antiche: un viaggio tra milioni di anni

Tra le più impressionanti testimonianze di antichità, le felci arboree occupano un posto d’onore. La loro comparsa risale addirittura al periodo Carbonifero, ovvero tra i 360 e i 300 milioni di anni fa, quando gran parte delle terre emerse era dominata da foreste umide e paludose. Questi organismi non sono veri e propri alberi, mancando di un fusto legnoso, ma possono raggiungere altezze di oltre 10 metri e, ancora oggi, alcune specie popolano le fasce tropicali e subtropicali del pianeta. Le felci arboree, praticamente immutate da allora, sono considerate a ragione tra le piante viventi più antiche del mondo, sopravvissute a estinzioni e cambiamenti radicali dell’ecosistema, testimoniando la straordinaria efficacia delle strategie adattative sviluppate all’alba della storia vegetale.Felci di questo tipo hanno radici profonde nella storia evolutiva terrestre e contribuiscono ancora oggi alla biodiversità delle foreste umide globali.

Ma se parliamo di longevità individuale, la storia diventa ancora più spettacolare. In Svezia, un apparentemente umile abete rosso chiamato Old Tjikko si è rivelato essere uno degli organismi clonali più longevi della Terra: benché il suo tronco attuale abbia “solo” 600 anni, il suo apparato radicale sopravvive indisturbato da oltre 9.500 anni. Questo eccezionale risultato è dovuto alla capacità della pianta di rigenerare un nuovo fusto ogni volta che quello vecchio muore, sfruttando sempre le stesse radici. Old Tjikko, dunque, esiste ininterrottamente dalle ultime fasi dell’ultima glaciazione, molto prima delle più antiche civiltà umane.

Alberi immortali? Il segreto della loro straordinaria longevità

I motivi di una tale longevità risiedono nella resilienza e nella lentezza di crescita. Secondo la letteratura scientifica, gli alberi millenari condividono alcune straordinarie strategie di sopravvivenza: crescita estremamente lenta, capacità di rigenerarsi, resistenza agli eventi climatici estremi e perfino meccanismi di clonazione. Anche così, come ricordano gli studiosi, sono tutt’altro che immortali: il loro ciclo vitale rimane legato a quello degli ecosistemi di cui fanno parte e nessuna pianta, per quanto longeva, può sfuggire alle grandi trasformazioni ambientali o alle pressioni umane dirette come il disboscamento intensivo.

Ma sono proprio i vecchissimi alberi e le piante antiche a offrirci le lezioni più preziose sulla resilienza e sull’adattamento. Esempi formidabili, oltre all’Old Tjikko, sono il celebre Matusalemme, un esemplare di Pinus longaeva che vive nella Inyo National Forest in California, e può vantare circa 4.850 anni di storia ininterrotta, oppure alcuni olivi millenari del Mediterraneo e lo Jomon Sugi, un gigantesco cedro giapponese dell’isola di Yakushima che potrebbe avere tra 2.000 e oltre 7.000 anni.

  • Matusalemme (Pinus longaeva) – circa 4.850 anni (California)
  • Old Tjikko (Picea abies) – radici di circa 9.561 anni (Svezia)
  • Jomon Sugi (Cryptomeria japonica) – tra 2.000 e oltre 7.000 anni (Giappone)
  • Olivo di Vouves – diverse migliaia di anni (Creta)

Questi giganti sono veri e propri “archivi viventi” del pianeta, capaci di raccontare, attraverso i loro anelli e la struttura del legno, la storia dei cambiamenti climatici, degli incendi, delle eruzioni vulcaniche e delle attività umane.

Dinosauri, glaciazioni e la sfida dell’estinzione

L’incredibile longevità di alcune specie vegetali permette di affermare che certi organismi hanno visto il sorgere e il tramontare dei dinosauri. Le felci arboree, ad esempio, erano già diffuse ben prima della comparsa dei grandi rettili, mentre altre piante “antiche” come le cicadee vantano una storia lunga almeno 280 milioni di anni, sopravvivendo a tre grandi estinzioni di massa. E se pensiamo alle alghe rosse, la loro origine si perde addirittura 1,6 miliardi di anni fa, rappresentando una delle forme di vita pluricellulari più antiche di sempre. Tali esempi di resilienza vegetale mostrano come alcuni filoni evolutivi siano stati così efficaci nell’adattarsi ai cambiamenti planetari da sopravvivere dove molte altre forme di vita sono scomparse.

Durante il Carbonifero, la Terra era dominata da foreste di felci giganti, cicadee, lepidodendri e altre specie oggi estinte o rare, che hanno contribuito alla formazione dei grandi giacimenti di carbone fossile. Queste piante sono sopravvissute alle glaciazioni e alle perturbazioni ambientali radicali, mantenendo una struttura genetica e fisiologica pressoché invariata, diventando così testimoni diretti dell’evoluzione della vita.

Conservazione e minacce alle piante millenarie

La sopravvivenza di queste specie straordinarie non deve però essere data per scontata. L’accresciuta pressione sugli ecosistemi naturali, la deforestazione, il cambiamento climatico e l’inquinamento mettono a rischio anche le piante che sembravano immortali. Numerosi esemplari di alberi millenari oggi sono protetti da leggi speciali, riserve naturali o dalla cura delle comunità locali.

Oltre alla protezione delle piante più datate, la conservazione della loro biodiversità genetica è una priorità urgente. La varietà genetica degli alberi antichi, il loro adattamento a condizioni ambientali estreme e la loro funzione di “memoria vivente” degli ecosistemi rappresentano una risorsa insostituibile per affrontare le future sfide ambientali. Gli scienziati studiano gli anelli degli alberi, il DNA e i meccanismi fisiologici per cercare di comprendere come sia possibile raggiungere una simile resistenza e longevità, con l’obiettivo di applicare queste conoscenze alla conservazione delle specie e degli ambienti naturali.

Queste piante eccezionali, dunque, non sono solo curiosità botaniche ma vere protagoniste della nostra storia naturale: esistono da ben prima dell’uomo e offrono un’incredibile fonte di informazioni per comprendere la resilienza degli organismi viventi. La loro protezione non riguarda solo il passato, ma il futuro della biodiversità sulla Terra.

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